La Music Medicine è una scienza ed è accessibile a tutti. Fa riferimento a contributi importanti della psicologia dei gruppi e della clinica, della musicologia e della musica, compresa quella popolare. Ha effetti sulla respirazione, sulla frequenza cardiaca, sulle componenti neurologiche, fisiologiche, psicologiche e relazionali.
E’ finalizzata alla esplorazione del sé, alla mobilizzazione degli affetti, allo sviluppo delle parti creative e cognitive, alla liberazione di nuclei di energie bloccate, al miglioramento di funzioni danneggiate. E’ una disciplina olistica in quanto tiene conto del complesso rapporto suono-emozione-corpo-mente e rappresenta uno strumento efficace d’intervento nelle relazioni d’aiuto, così come di osservazione di sé e dell’altro, dove l’obiettivo è la persona nella sua interezza ed esperienza di vita.
Pertanto, in contesti di apprendimento come questo, l’approccio musicoterapico risulta utile per sviluppare una mentalità efficace di comunicazione nel proprio lavoro di operatore socio-sanitario, tesa a migliorare la vita e il benessere dell’utenza. A partire dalle risorse che i suoni e le tecniche di Musicoterapia consentono, il percorso seminariale sarà improntato a stabilire relazioni tra i partecipanti, ad osservare dinamiche di gruppo in maniera profonda, ad attuare esperienze empatiche e di rispecchiamento, secondo il principio che il lavoro centrato su di sé faciliti quello destinato all’altro. Il corsista sperimenterà in prima persona tecniche e modalità interattive, coinvolgendosi sui piani emotivi, cognitivi, relazionali.
La Musicoterapia rappresenta un incontro tra persone, attraverso il dialogo sonoro che spontaneamente si genera, a partire dalla immediata forza comunicativa dei suoni e della musica. Un incontro fatto di emozioni, di memorie che affiorano e che si generano in uno spazio reale e simbolico, quello del setting, ovvero dello spazio fisico da condividere, spesso di dimensioni circolari, che evoca riti propiziatori, di catarsi, di guarigione.
Non ci sono finalità estetiche nella relazione sonora – e questo facilita l’esternazione da parte dell’utente -; vi è solo la rappresentazione dei bisogni più o meno emergenti, sui quali il terapista interviene. L’intento è quello di accompagnare e sostenere il soggetto nel suo percorso espressivo, di trasformare e adattare le sonorità verso forme condivisibili, che abbiano ‘un senso’ per il corpo e per l’anima. Gli strumenti adoperati – ritmici e melodici innanzitutto – di facile uso, immediati, evocativi, simbolici, sono oggetti intermediari necessari per lo scambio affettivo. Provengono in buona parte dal parco dello strumentario Orff – che prende il nome dal musicista tedesco, autore dei Carmina Burana che nella prima metà del ‘900 ha predisposto per azioni educative e terapeutiche-, integrati con altri, classici, della tradizione e non.
Molti strumenti, e le relative tecniche di utilizzo, rimandano a sonorità e sensazioni diverse -ad esempio ai 4 elementi, acqua, aria, terra e fuoco-; la loro forma alla femminilità e alla mascolinità. Permettono ricchezza espressiva, riducono sensazioni di inibizione, inadeguatezza ed ansia da prestazione; producono anche suoni aleatori oltre che concreti in una gamma variegata per timbro, altezza ed intensità e parlano spesso un linguaggio arcaico e primitivo.
Strumenti musicali, corpo, voce – interpretanti privilegiati nell’azione – si adattano a cura del musicoterapista in un progetto pensato ad hoc, con obiettivi definiti. L’improvvisazione musicale, che è alla base dell’intervento, si anima tra i componenti e ne detta i confini e le caratteristiche. In tal modo, la produzione musicale non può essere preconfezionata e stabilita anzitempo, ma lo sono gli intenti comunicativi o curativi che si declinano in funzione della Persona.
Seminari Holistic Care
